Cosa succede se a seguito di un terremoto, un’azienda è costretta a fermarsi e per esempio, a interrompere la produzione? Quali sono i danni economici e finanziari che subisce?
I fenomeni naturali non sono di per sé distruttivi, visto che i danni maggiori si registrano nei luoghi in cui l’uomo ha costruito. Un terremoto nel deserto non è un evento che porta danni.
Più precisamente è stato riscontrato che i terremoti che interessano zone a basso tasso di sviluppo colpiscono in modo particolarmente duro le popolazioni, ma risultano, in tali zone, molto contenuti i danni arrecati alle cose.
È l’esatto contrario di ciò che avviene se la calamità colpisce zone ad alto tasso di sviluppo.
Quanti e quali sono i danni che subiscono le attività produttive?

Spesso quando si analizzano le perdite economiche subite dalle attività produttive per effetto di un terremoto l’attenzione va soltanto ai danni immediatamente visibili, che tutti i telegiornali mostrano, ovvero i danni che subiscono:
- I capannoni;
- I macchinari;
- E le attrezzature.
Questo fa passare in secondo piano quello che è un problema che si comprende solo dopo molti mesi: la mancata riapertura di molte aziende.
Terremoto Emilia 2012: La conta dei danni per le imprese
Nel terremoto del 2012 in Emilia, definito anche il terremoto dei capannoni, sono state interessate 47.741 attività produttive, di cui 13.000 hanno subito interruzioni dell’attività. 3.000 edifici industriali sono stati dichiarati inagibili con perdite pari:
- A 2.7 miliardi di € per i danni diretti;
- E 3.1 miliardi di € per i danni indiretti.
Questi eventi passati evidenziano chiaramente che l’interruzione temporanea della produzione, per esempio in seguito ad un terremoto, costa caro.
Vediamo nel dettaglio le varie voci di danno finanziario che colpiscono le aziende produttive.
Perdita di fatturato e penali contrattuali causate dal terremoto
Se l’azienda è costretta a fermare la produzione, difficilmente potrà evadere gli ordini, o comunque non entro le scadenze previste.
Questo ha due riflessi negativi:
- Perdita fatturato per mancata vendita dei prodotti finiti
- Penali contrattuali per mancato rispetto dei tempi di consegna
La riduzione di fatturato, altresì, far venir meno l’utile, benzina fondamentale per finanziare investimenti futuri.
Spese supplementari da sostenere a causa di un terremoto

L’azienda potrebbe cercare di evadere gli ordinativi in due modi alternativi:
- Affidando la produzione a terzi
- Affittando un nuovo capannone e noleggiando i macchinari
Ma questo comporterebbe un aumento dei costi d’esercizio soprattutto perché l’azienda dovrebbe continuare a pagare i dipendenti anche se per il momento non possono lavorare o soltanto in numero ridotto.
Costi fissi insopprimibili per stop alla produzione da terremoto

Sull’azienda, seppur in mancanza di entrate continuano a gravare delle spese fisse che sono ineliminabili:
- Stipendi;
- Imposte;
- Affitti;
- Rate dei mutui;
- Quote fisse bollette energetiche;
- Interessi passivi su scoperti bancari che pesano sul bilancio e non potranno essere ridotti o soppressi senza compromettere l’avvenire stesso dell’azienda.
Perdita quote di mercato e danno d’immagine
È decisamente da non sottovalutare la caduta di immagine per la mancata evasione degli ordini, che può tradursi nella cancellazione degli ordini in esecuzione (se il cliente ha urgenza passerà ai concorrenti senza pensarci due volte).

E nei casi peggiori addirittura alla perdita definitiva del cliente, con conseguente riduzione della quota di mercato, a discapito di competitor che hanno risorse da impegnare in nuovi investimenti.
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