I disastri naturali, come il terremoto, alterano il normale svolgimento dell’attività economica, con impatti negativi immediati sulle realtà produttive.
In questo approfondimento analizziamo l’impatto economico del terremoto su una PMI, prendendo spunto da eventi passati.
Terremoto di Chūetsu 2007: Riflessi sul settore automotive
Il terremoto di Chūetsu del 2007 è stato un potente evento di magnitudo 6.6 avvenuto a Nigata in Giappone. Si tratta di una città molto strategica e molto industrializzata grazie alla vicinanza con il porto.
La sua vasta zona industriale è specializzata nella produzione di componentistica automotive. In particolare, vi è un’azienda che copre il 40% del fabbisogno relativo agli anelli per i pistoni.

Le strutture hanno retto abbastanza bene alle sollecitazioni, invece i macchinari purtroppo hanno subito dei danneggiamenti (oltre il 50% dei macchinari ha subito danni).
Il produttore di anelli ha dovuto spostare la sua produzione in un’altra area.
Il contraccolpo si è riversato su tutto il settore della produzione automotive giapponese; infatti, molti impianti in zone non colpite dal terremoto, hanno visto mancare le forniture di anelli e a loro volta hanno dovuto sospendere la produzione.
Il produttore dopo qualche mese è fallito. Il terremoto non è solo distruttivo per la fisicità dei beni, ma lo è ancor di più per gli effetti economici e finanziari. Mette in pericolo intere economie locali.
Sisma Emilia 2012

Vediamo i danni del sisma emiliano del 2012, definito anche il “terremoto dei capannoni”.
I danni sofferti dalle aziende hanno superato i 5 miliardi di euro tra ciò che è stato materialmente danneggiato e i danni legati all’interruzione forzata dell’attività, precisamente;
- 2.7 miliardi di euro di danni diretti
- 3.1 miliardi di euro di danni indiretti.
Numeri importanti poiché sono state interessate dal sisma 47.741 attività (di cui 13.000 hanno subito interruzioni della produzione). Ben 3.000 edifici industriali sono stati dichiarati inagibili.
Terremoto Kobe 1995: Cosa è successo al 6° porto al mondo?
Tornando in Giappone, sono emblematiche le conseguenze del terremoto del 1995 per i volumi di traffico del porto di Kobe. Prima del sisma era il porto principale del Giappone, nonché il 6° porto al mondo.

Sono serviti due anni per ricostruire il porto e ripristinare completamente la capacità commerciale.
A causa dei danni subiti dal terremoto, ed una serie di congiunture sfavorevoli, non è mai riuscita a tornare ai volumi di traffico precedenti il sisma, passando dal sesto posto mondiale del 1994 al 24° nel 1995, per arrivare al 33° nel 2006, e precipitare al 72° nel 2015.
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